Specialmente dopo la pandemia del Covid-19, per moltissimi settori è stata definita e integrata la modalità di lavoro da remoto: nonostante, però, siano ormai più di due anni che sentiamo parlare di questa specifica modalità di lavoro, c’è ancora molta confusione su questo argomento.

Telelavoro, work form home, lavoro flessibile, lavoro agile e smart working: queste sono tutte le diverse tipologie di lavoro da remoto, tra i quali i limiti e le differenze non sembrano essere ben definite sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori stessi. Sembra erroneamente, infatti, che questi termini siano tra di loro inter-scambiabili, quasi sinonimi: in realtà non è così; esistono moltissime differenze, che determinano le diversità tra questi lavori da remoto.

In questo articolo, concentreremo la nostra attenzione su due di queste tipologie, cioè lo smart working e il lavoro agile, che sono sempre più diffusi tra i lavoratori, che per molto tempo hanno desiderato (specie quando possibile nel proprio settore) di lavorare da casa: avere piena conoscenza del significato di questi termini, quindi, è utile per i lavoratori, ma anche per chi si occupa di stilare i contratti e di decidere la modalità di lavoro da somministrare (compito che, solitamente, spetta alle risorse umane).

Ciò che sappiamo fino ad ora, quindi, è che lo smart working e il lavoro agile sono sempre più diffuse, ma quali sono le differenze tra queste due tipologie di modalità di lavoro da remoto? Scopriamolo nei seguenti paragrafi, in cui attraverso la spiegazione di queste due modalità capiremo quali sono queste differenze.

Che cosa è lo smart working: definizione e caratteristiche

Iniziamo, quindi, dalla definizione e dalle caratteristiche dello smart working.

La nascita dello smart working è da collocare negli Stati Uniti d’America; solamente dopo qualche anno, questa modalità di lavoro si è diffusa anche in Europa, nel nostro continente. Essendo nato in America, il termine smart working è ovviamente inglese, ma può essere tradotto in italiano con l’espressione lavoro intelligente: ma che cosa significa più nello specifico?

Lo smart working può essere definito come quella modalità di lavoro da remoto per cui non è necessaria la presenza fisica del lavoratore, che può svolgere la sua mansione da qualunque luogo preferisca: da un ufficio, dalla propria casa, da un laboratorio di co-working, da una biblioteca e così via. Lo stesso vale per gli orari di lavoro, che sono molto più flessibili e che dipendono dalle preferenze del lavoratore. C’è, però, un aspetto essenziale da non trascurare quando si parla di smart working: il lavoratore deve avere a disposizione tutta la strumentazione necessaria per poter svolgere il suo lavoro da dove desidera.

Oltre ad offrire numerosi vantaggi per i lavoratori, lo smart working rappresenta anche una grande opportunità per i datori di lavoro, i quali (come abbiamo visto durante la pandemia) in caso di emergenza non sono costretti ad interrompere completamente l’attività dell’azienda, ma possono sfruttare lo smart working per fare in modo di continuare a produrre. Tutto questo deve essere fatto senza tralasciare, però, il tema della sicurezza sul lavoro, importantissimo anche per chi lavora da remoto e per cui vengono stilate nuove analisi di valutazione dei rischi e nuovi piani generali di sicurezza.

Che cosa è il lavoro agile: definizione e caratteristiche

Una volta determinato il significato e le caratteristiche dello smart working, passiamo ad analizzare la definizione e le caratteristiche del lavoro agile. In realtà, secondo il MIUR (acronimo che significa Ministero dell’Istruzione) non esiste alcuna differenza tra smart working e lavoro agile: pare, semplicemente, che lavoro agile sia un sinonimo di smart working.

Il lavoro agile, quindi, ha le stesse caratteristiche dello smart working, le quali possono essere determinate principalmente da un notevole livello di flessibilità, specialmente per quanto riguarda i seguenti aspetti:

  • flessibilità per quanto riguarda il luogo di lavoro dove svolgere la propria attività;
  • flessibilità per quanto riguarda gli orari di lavoro, che possono essere stabiliti dal lavoratore stesso;
  • flessibilità per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, da stabilire in piena autonomia.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, quello dell’organizzazione del lavoro, esistono tre livelli di flessibilità, che determinano tre diverse tipologie di lavoro agile.

  • Lavoro agile autonomo, che è la tipologia più flessibile tra le tre, in quanto consente al lavoratore di organizzarsi in maniera completamente autonoma.
  • Lavoro agile para-subordinato, che è meno flessibile rispetto a quello autonomo, in quanto il lavoratore viene coordinato dal committente di lavoro.
  • Lavoro agile subordinato, che è la tipologia meno flessibile, in quanto il lavoratore è completamente sotto la direzione del datore di lavoro.

Un aspetto che non abbiamo ancora sottolineato del lavoro agile è l’accordo che deve esserci tra il datore di lavoro e il lavoratore: infatti, il lavoro agile deve permettere al lavoratore di avere a disposizione una modalità lavorativa che concili la propria vita privata con quella lavorativa, che possa incrementare la propria produttività (aspetto che rappresenta un vantaggio anche per il datore di lavoro) e che possa aumentare e favorire la propria crescita professionale.

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