Spesso si sente parlare di lavori considerati più faticosi, più pesanti e più gravosi per quanto riguarda lo stato di salute dei lavoratori. Per definire questa particolare tipologia di lavori, viene utilizzato il termine usuranti, una definizione che viene utilizzata anche all’interno della normativa e anche da enti fondamentali per il settore del lavoro, come l’INPS.

In questo articolo, ci occuperemo proprio di questo importante argomento, che tocca moltissimi lavoratori, i quali sono tenuti a conoscere i loro diritti in merito alla normativa vigente e alle loro pensioni. Scopriamo, dunque, che cosa sono e quali sono i lavori usuranti e analizziamo che cosa dice la normativa riguardante questo argomento.

Che cosa sono e quali sono i lavori usuranti

La definizione di lavori usuranti è riportata all’interno del Decreto Legislativo 374/1993, in cui ci si riferisce ad una particolare tipologia di lavoro per cui – citiamo testualmente – “”è richiesto un impegno psico-fisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee””.

Oltre a chiarire la definizione di questi lavori (per cui la sicurezza sul lavoro è costantemente messa a rischio), il Decreto Legislativo 374/1993 pone la sua attenzione ai motivi per cui i lavoratori che operano nel settore dei lavoratori usuranti abbiano diritto ad una diversa pensione rispetto a chi non svolge questi lavori: di questo, però, ci occuperemo nel prossimo paragrafo.

Un altro aspetto importante di questo Decreto Legislativo è la tabella in cui vengono elencati quali sono i lavori usuranti, che prevedono piani generali di sicurezza e una valutazione dei rischi differenti da quelli degli altri lavori e che sono i seguenti:

  • i lavori alle linee di montaggio;
  • i lavori notturni continuativi;
  • i lavori in cassoni ad aria compressa;
  • i lavori in galleria, in miniera o in cava;
  • i lavori da palombari;
  • i lavori in altezza;
  • i lavori in spazi ristretti;
  • i lavori svolti sul trattore;
  • i lavori a bassa temperatura;
  • i lavori ad alta temperatura;
  • i lavori di asportazione dell’amianto;
  • i lavori inerenti ai reparti di primo soccorso, di chirurgia d’urgenza e di rianimazione.

Da questo elenco, si può comprendere facilmente che i lavori usuranti spaziano all’interno di diversi settori, da quello dei reparti di medicina a quello delle linee di montaggio: quello che, però, tutti questi lavori hanno in comune è lo svolgimento di mansioni e di funzioni a dir poco delicate.

Per riassumere, potremmo dire che un lavoro è da considerare usurante se la persona che lo svolge rischia di esporsi ad agenti pericolosi (come, ad esempio, l’amianto), se lavora durante la notte, se sono sottoposti ad un carico di stress non indifferente e così via.

Che cosa dice la normativa circa i lavori usuranti

Ora che abbiamo definito cosa sono e quali sono i lavori usuranti, è il momento di comprendere che cosa dice la normativa circa questi lavori. Il Decreto Legislativo 374/1993, in questo senso, è stato un primo tentativo di regolamentazione dei lavori usuranti, il quale con il passare del tempo ha conosciuto diversi cambiamenti.

Questi cambiamenti si sono materializzati, nello specifico, con il più recente Decreto Legislativo 67/2011, all’interno del quale sono stati aggiunti alcuni lavori, che prima non erano presenti nella lista dei lavori usuranti. Questi lavori aggiunti sono i seguenti:

  • gli operatori ecologici;
  • facchini e gli addetti allo spostamento delle merci;
  • professori della scuola pre-primaria;
  • conduttori di grudi convogli ferroviari;
  • gli operai dell’ediliziadella manutenzione e dell’industria estrattiva;
  • conduttori di mezzi pesanti;
  • conciatori di pelle e di pellicce;
  • le professioni sanitarie con lavori strutturati secondo turni.

Oltre a riconoscere questi altri lavori come lavori usuranti, all’interno del Decreto Legislativo 67/2011 vengono stabiliti anche dei benefici per chi svolge questa tipologia di lavori, dal momento che spesso a causa di questi ultimi i lavoratori dichiarano un invecchiamento precoce e una qualità della vita piuttosto bassa. Per questo motivo, a questi lavoratori è riconosciuta una pensione di anzianità agevolata.

Ma come funziona e come può essere richiesta questa pensione di anzianità agevolata? Per richiedere questa agevolazione, innanzitutto, è necessario che il lavoratore faccia parte di una delle categorie che abbiamo elencato sino a questo momento. Questa richiesta deve poi essere presa in visione da una Commissione Tecnica, la quale ha il compito di studiare tutti i casi che si presentano, per comprendere se possono effettivamente ricevere questa agevolazione.

Per concludere, vogliamo parlare dell’APE sociale, una misura sperimentale introdotta dal governo che consiste in un’indennità mensile temporanea, che può essere corrisposta a chi svolge lavori usuranti, a patto che si siano raggiunti i 63 anni di età: chi presenta i requisiti necessari, può ricevere questa indennità fino al momento in cui non riceverà ufficialmente la sua effettiva pensione. Tra i requisiti necessari, abbiamo:

  • un contratto di lavoratore dipendente;
  • 63 anni di età;
  • 36 anni di contributi;
  • lo svolgimento di un lavoro usurante per almeno sei anni negli ultimi sette anni di lavoro o per almeno sette anni negli ultimi dieci anni di lavoro.

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