Lo smart working (anche noto come lavoro agile) è diffuso a livello mondiale da moltissimi anni ed è una risorsa per moltissimi lavoratori. Qui in Italia, questa tipologia di lavoro ha conosciuto la sua massima diffusione a partire dal mese di marzo del 2020, periodo in cui l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 lo ha reso in qualche modo necessario, per evitare di sospendere nettamente tutte le attività produttive.

Da quel momento, i lavoratori italiani si sono dimostrati molto disponibili nei confronti dello smart working, che è una modalità lavorativa che offre moltissimi vantaggi: tra questi, vanno menzionati sicuramente la flessibilità e l’autonomia delle proprie attività lavorative. D’altro canto, però, lo smart working richiede al lavoratore anche un certo livello di responsabilità, di capacità di organizzazione e, soprattutto, di orientamento al risultato.

Lo smart working, quindi, rappresenta una possibilità che non va affatto trascurata, dal momento che i vantaggi riscontrati dai lavoratori sono moltissimi (oltre ai due che abbiamo menzionato qualche riga fa). In questo senso, dunque, è importante capire quali lavoratori hanno diritto allo smart working.

Proprio di questo argomento ci occuperemo nel corso di questo articolo, in cui definiremo nel dettaglio che cosa è il diritto allo smart workingche cosa è lo smart workingchi ne ha diritto. Iniziamo subito!

Che cosa è il diritto allo smart working

Prima di comprendere che cosa sia il diritto allo smart working, principio che sta alla base anche della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, occorre spiegare in che cosa consista questo diritto.

Innanzitutto, il diritto allo smart working rappresenta un enorme cambiamento, che tocca svariati livelli: quello culturale, quello dell’organizzazione delle aziende, quello dell’organizzazione degli spazi interni alle aziende, quello del cambiamento dei piani generali di sicurezza e così via. Tutti questi assetti e questi concetti, con la diffusione dello smart working, hanno conosciuto una necessaria ripianificazione, basata sul principio di flessibilità del lavoratore e sul principio di collaborazione tra i lavoratori e il datore di lavoro e tra i lavoratori stessi.

Questo diritto, quindi, che spetta ad alcune specifiche tipologie di lavoratori, prevede un certo impegno sia da parte dell’azienda, che potrebbe prendere la scelta di promuoverlo, sia da parte degli stessi dipendenti, che devono sforzarsi nello sviluppare una propria autonomia e una propria organizzazione, mirata comunque all’orientamento e al raggiungimento dei risultati.

Ora che abbiamo chiarito che cosa sia il diritto allo smart working e l’importanza che ha sotto moltissimi punti di vista, anche a livello aziendale (basti pensare, per esempio, alla riorganizzazione della valutazione dei rischi), occorre capire invece che cosa sia lo smart working e occorre capire chi ha l’effettivo diritto di richiederlo: facciamolo insieme nel prossimo paragrafo.

Che cosa è lo smart working e chi ha il diritto di richiederlo

Nel corso degli anni appena trascorsi, in cui lo smart working è stato una risorsa necessaria per il nostro Paese e per il suo andamento, questa nuova modalità di lavoro è stata vista come una vera e propria rivoluzione all’interno del mondo del lavoro, che ha cambiato nel profondo la nostra cultura e la nostra organizzazione in questo senso.

Ma che cosa è, nello specifico, lo smart working? Secondo la definizione fornita dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, lo smart working “”è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; è una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività“”.

Per snocciolare meglio questa definizione, potremmo dire che lo smart working è una modalità di lavoro che prevede di poter eseguire le attività lavorative sia all’interno dei locali aziendali sia all’esterno e che, dunque, non ha vincoli per quanto riguarda la postazione. I vincoli rimangono, invece, per quanto riguarda i limiti massimi dell’orario di lavoro, sia giornalieri sia settimanali, che vengono stabiliti dal Contratto Collettivo di Lavoro Nazionale (CCNL).

Specificato questo, quindi, chi ha diritto allo smart working? Il diritto allo smart working appartiene alle seguenti categorie:

  • lavoratori fragili (all’interno dei quali ci sono le seguenti categorie: anziani, pazienti immunodepressi, pazienti oncologici e via dicendo);
  • lavoratori che hanno a carico figli minori di 14 anni, a patto che entrambi i genitori siano lavoratori e che non percepiscano nessun tipo di aiuto da parte dello Stato. In questo caso, solamente uno tra i due genitori può fare richiesta di smart working;
  • lavoratori che hanno a carico figli disabili.

In tutti questi casi, i lavoratori possono fare richiesta di smart working e, di conseguenza, l’azienda e il datore di lavoro sono tenuti a riconoscere il loro diritto a questa modalità di lavoro, che consentirà loro una migliore organizzazione della loro vita.

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